Giovanni Cacciavillani

Il 16 novembre 2013, è mancato improvvisamente Giovanni Cacciavillani.

Appena laureatosi a Ca' Foscari in Lingua e Letteratura Francese, aveva collaborato, nel 1970-72, in qualità di esercitatore di letteratura francese, con la Facoltà di Lingue e Letterature Straniere di cui era stato studente. In seguito, sempre presso la stessa Facoltà, era stato borsista e poi contrattista, fino al 1980. Dal 1980 al 1990 vi aveva lavorato come ricercatore confermato.

Vinta nel 1990 la cattedra di Lingua e Letteratura francese, era stato per un triennio professore ordinario presso l'Università di Salerno; dal 1993, richiamato presso la sede veneziana, vi aveva insegnato ininterrottamente fino al momento del suo ritiro per motivi di salute, nel 2009, dapprima presso il Dipartimento di Francesistica (di cui è stato anche direttore), poi nel Dipartimento di Studi linguistici e letterari europei e postcoloniali, in cui il precedente era confluito.

Dal punto di vista metodologico, il suo insegnamento e la sua ricerca hanno privilegiato l'analisi stilistica e l'approccio psicoanalitico al testo letterario, approccio che veniva non solo da un sapere libresco, ma anche da due analisi fatte con illustri psicoanalisti.

Collaboratore di riviste nazionali e internazionali ("Il piccolo Hans", "Strumenti critici", "Aut Aut", "Romantisme", "L'Indice"), membro della della Società di Francesistica, del Seminario di Filologia francese e della Société des Études romantiques et dix-neuviémistes, è autore di numerose monografie e saggi specialistici.

Alll’interesse per la letteratura del Seicento (Mme de La Fayette, Descartes. Pascal, Racine), ha unito fin dall’inizio, o molto presto, l’interesse per la letteratura dell’Ottocento (Vigny, Lamartine, Hugo, Nerval, Baudelaire, Flaubert, Zola, Loti, Rimbaud, il simbolismo e il decadentismo, Jules Verne) e della prima metà del Novecento (il surrealismo, Breton, Artaud e Bataille, Magritte, Proust, Sartre), dedicando a tali autori numerosi volumi (ben 25) e saggi.
In particolare:

  • 5 volumi su Baudelaire (nel 2000, 2003, 2005, 2006)
  • 3 su Nerval (1988, 2000, 2006)
  • 2 su Verne (1989 e1990)
  • 1 su Proust (2004)
  • e 1 su Flaubert (2001)

Fondamentali, nel suo percorso di studioso, la teoria e l’analisi psicoanalitica del testo, nonché l’elaborazione di una e vera e propria estetica psicoanalitica, culminata in particolare in alcuni testi pubblicati nell’arco di un ventennio: I segni dell’incanto: prospettiva psicoanalitica sui linguaggi creativi (1989), Riflessi del mondo interno: per una lettura psicoanalitica del testo letterario (1994), Il pensiero senziente: per un’estetica psicoanalitica kleiniana (2012).

Pur senza trascurare gli studi e la ricerca, era stato costretto a diradare e poi a lasciare l’insegnamento che tanto amava. Stava lavorando nuovamente al rapporto fra psicoanalisi e creatività.

----------------------------------------------

Dopo aver ricordato, anche se troppo succintamente, la bio-bibliografia scientifica e accademica dello studioso, mi sia concesso dedicare qualche parola alla figura del docente, del maestro.

Ho avuto il privilegio di essere allievo di Gianni Cacciavillani da matricola, quando lui, laureatosi da appena un anno, era al suo secondo anno di insegnamento, da precario, nel lontano 1971-72.

Fin da allora, è stato un docente particolarmente apprezzato dai suoi studenti e, da molti di loro, nel corso degli anni, amatissimo: finché, purtroppo, la malattia l'ha travolto e costretto anzitempo a lasciare l'insegnamento, circa cinque anni fa.

Nel ricordo dei suoi studenti, era il docente che faceva sentire a ognuno di poter essere bravo: e che quando ci si riusciva, lui era lì, presente, pronto a dare il meritato riconoscimento. Ed era il docente che sapeva far amare la letteratura come pochi altri.

Quelli di loro che intraprendevano studi più avanzati, gli aspiranti giovani studiosi, lo ricordano con grande stima e affetto come un ‘liberalissimo tutor’, capace di stimolare la passione per la ricerca, senza mai imporre vincoli che frustrassero l’autonomo desiderio di conoscenza, l’aspirazione a ricercare liberamente.

Il suo dover prima diradare e poi abbandonare l’insegnamento, per molti è stato una perdita grave: per me, la nostra università perdeva bruscamente e irrimediabilmente un’altra colonna portante.

Pur nella sofferenza fisica, la sua intelligenza creativa non si era abbattuta: quanti progetti, e quanto lavoro già avanzato ...! oltre agli amati studi di sempre, stava lavorando a un libro di riflessioni autobiografiche, rimasto incompiuto.

Da ultimo, a mo’ di commiato, vorrei parafrasare - quasi citare - delle parole che Giovanni Cacciavillani stesso, l’amico Gianni, ha avuto modo di scrivere inoccasione di un lutto. Vorrei dirle a tutti noi, a tutti coloro – colleghi e allievi – a cui è stato particolarmente caro. Rivolgeva, per affetto, un invito, un consiglio: lasciar andare la persona cara abbastanza presto, dopo lo spegnersi dei riti del lutto, per darle la possibilità di trasvolare dove vuole, magari nei Campi Elisi, dove c’è sempre una madre che guarda al figlio diletto, un amico che guarda all’amico e, perché no (anzi, mi piace pensarlo) un maestro che guarda all’allievo.

Ti salutiamo, caro Gianni.

(Alessandro Costantini)