Regina Grazia Zardini Lana (dicembre 1946-maggio 2017)
Lo scorso maggio è venuta a mancare la nostra Regina Grazia Lana Zardini, professore associato di Letteratura francese nell'Università di Verona, in quiescenza dal 2007, specialista di teatro del Cinque e Seicento, intellettuale dedita con passione al suo lavoro, collega attenta, docente animata da grande spirito di servizio, persona ricca di doti di umanità, umiltà, cortesia.
Era stata nominata Ricercatore nella Sede di Verona dell’Università degli studi di Padova il 1° agosto 1980. Era poi stata incardinata nella neonata Università degli studi di Verona il 1° novembre 1982. Il 1° novembre 1992 era stata nominata Professore Associato, ed era stata collocata in quiescenza per motivi di salute dal 1° novembre 2007.
Nata nel 1946, offre a noi oggi, che scriviamo questo testo in suo ricordo, il senso della speranza di quegli anni: nata nel primo dopoguerra, in un’Italia repubblicana da un attimo e tutta da costruire, Grazia Lana era una figlia della speranza.
Credo che come tale abbia vissuto: il ricordo che ho di lei è quello di una persona sempre positiva, capace sempre di costruire, anche facendosi carico della tristezza della malattia.
Sperava di servire le lettere e i nostri studi, e lo ha fatto: con i suoi lavori sulla letteratura teatrale francese, sul Cinque- e Seicento, e anche in ambito storico- religioso con i suoi studi sulla storia e soprattutto sulle fonti valdesi. Era allieva di Enea Balmas, che omaggiava nei ringraziamenti liminari nei suoi libri, come “nostre premier maître”,(1) aggiungendo sempre l’altro riconoscimento a un’altra ‘grande’, Daniela Dalla Valle.
Alla Tragicommedia, che Grazia Lana aveva studiato negli aspetti testuali, ecdotici e teorici, con lavori importanti su Pierre Du Ryer, è stata dedicata la maggior parte delle sue ricerche. Caratteristica di Grazia Lana erano la precisione e l'umiltà, nel lavoro. Nella sua edizione dell’Arétaphile – di Pierre Du Ryer appunto – l’analisi del racconto – “du récit court et intense où la grandeur presque sinistre d’Arétaphile éclate dans toute sa force”(2) – viene dopo una dettagliata analisi delle fonti e la menzione rispettosa degli studi che, a Du Ryer, erano stati dedicati. Perché è così che si fa, certo, fonti e studi a monte dell’analisi: ma nei lavori di Grazia Lana questo sviluppo del discorso critico assumeva i toni della costruzione costante di ipotesi, di proposte. Di ipotesi sempre serie, proposte spesso geniali, dette in sordina, ammettendo le difficoltà della ricerca: “Quelle troupe a joué Arétaphile? Il n’est malheureusement pas facile de l’établir”(3) – si legge nelle sue pagine. E poi i dettagli della risposta al quesito venivano: chiari, completi, utili. Così, pure, per esempio, nel volume La Tragicommedia. Problemi di fonti e di teoria drammatica:(4) problemi da porre e da interrogare per soluzioni possibili, sempre con enorme passione.
Studiando con la figlia Francesca La morte di Ulisse, per il bel volume uscito nella Collana “Medioevi” di Fiorini, Grazia Lana giungeva alla felice conclusione – che non può sfuggire al lettore – ... la conclusione dell’entusiasmo: l’ “entusiasmo del recupero di testi da lungo tempo ignorati e rintracciabili solo in aridi repertori”(5). Grazia Lana li riportava alla luce – una tragedia bretone di primo Seicento, un’altra italiana del Della Porta, che dimostravano come Telegono, il figlio ignoto a Ulisse, avesse goduto nella letteratura francese e italiana di larga fortuna.
Figlia della speranza, Grazia Lana sperava di servire la formazione dei suoi studenti, e lo ha fatto: ricordo quando ci traduceva, dall’italiano al francese, la Lettura freudiana della Phèdre, nei primissimi anni ’80, affinché noi studenti potessimo utilizzare con grande facilità Orlando per spiegare Racine in sede d’esame, parlando un francese che Grazia ci aveva preconfezionato, già preparato, come una mamma che fa sedere i figli ad una tavola già bene apparecchiata, perché non ci sia da far nient’altro che mettersi lì, ad arricchirsi di un nutrimento pronto, nel migliore decoro possibile. Come negli ultimi corsi monografici, era come se invitasse i suoi studenti all’Opera, a teatro, stendendo il tappeto rosso che permetteva loro di accedere con grande facilità a palchi, logge e platee, perché a lezione studiava e presentava le fonti dei libretti, da Beaumarchais a Dumas, per giungere del resto al suo ultimo, splendido lavoro, Gli Ulissi di Giacomo Badoaro. Albori dell’Opera a Venezia, pubblicato ancora una volta con la figlia Francesca.(6)
Sperava di servire la comunità universitaria, nei rapporti con i colleghi, e lo ha fatto: la sua figura resta vivida nel nostro ricordo, per la gentilezza comunicativa che accompagnava la sua conversazione e che ci serve, oggi, come modello, per tutto quello che vogliamo intrattenere fra di noi, coltivare perché sbocci nel modo migliore, conservare come messaggio per le generazioni di cui siamo formatori.
Che alla famiglia di Grazia Lana, qui rappresentata dalla figlia, dott.ssa Francesca Zardini, che ci onora della sua presenza, ai Colleghi dell’Università di Verona, alla comunità accademica vada il nostro ricordo con le nostre rinnovate condoglianze.
Roma, 22 settembre 2017
Anna Bettoni
Note:
1 In Pierre Du Ryer, Arétaphile. Tragi-comédie, texte établi et présenté par R. Grazia Zardini Lana, Genève, Slatkine, 1983, p. (6).
2 Ibid., p. 16.
3 Ibid., p. 53.
4 Verona, Facoltà di lingue e letterature straniere, 1990.
5 Francesca Zardini e Grazia Lana, La Morte di Ulisse. Rifessioni dall’antico al barocco, Verona, Edizioni Fiorini - “Medioevi” (Collana di Testi e Studi diretta da Anna Maria Babbi, Adele Cipolla, Marcello Meli, Antonio Pioletti), 2006, p. 156.
6 Verona, Edizioni Fiorini - “mneme” (Collana diretta da Anna Maria Babbi e Rafaella Bertazzoli), 2007.