Anna Maria Finoli (1923-2020)
Anna Maria Finoli, o piuttosto la nostra “Signorina Finoli”, come permetteva che la chiamassimo non senza un certo compiacimento e forse autoironia, ci ha lasciati il 22 marzo di quest’anno, in un periodo così drammatico da avere impedito anche alle persone a lei più vicine di salutarla come meritava e come avremmo tutti desiderato.
Nata a Milano nel 1923, si era laureata presso la Facoltà di Lettere dell’Università degli Studi sotto il magistero di Antonio Viscardi, di cui fu assistente e con il quale collaborò alle Prefazioni ai primi grandi vocabolari delle lingue europee (Milano 1959, raccolta in cui le fu affidato il Dictionnaire de l’Académie Française). Acquisita la Libera docenza, e dopo alcuni anni di insegnamento dell’amata Filologia romanza a Macerata, il suo rientro a Milano nel 1981 ha coinciso con la creazione della cattedra di Storia della Lingua francese, disciplina di cui è stata titolare – con pochi altri in Italia – fino al pensionamento nel 2000.
Senza mai prescindere dalla formazione filologica, che corrispondeva perfettamente al suo carattere e alla sua forma mentis, Anna Maria Finoli ha frequentato ambiti di ricerca vasti e diversificati, spesso interdisciplinari e altrettanto spesso pionieristici: dalle prime indagini sulla Románia medievale e sulle lingue neolatine – antico-francese, provenzale, italiano – alle ricerche più recenti, centrate sul tardo medioevo francese e su quella fase della lingua definita “moyen français”, assai meno nota e apprezzata negli anni ’70 del XX secolo di quanto non lo sia ora, al di qua e al di là delle Alpi. Notevoli, e anche queste situate lungo sentieri allora poco battuti, le sue ricerche sulla lessicografia plurilingue del Cinquecento, i cui esiti ha presentato tra l’altro nel Convegno SUSLLF svoltosi a Pavia nel 1987. La sua interdisciplinarità si è esercitata soprattutto tra la lingua e la letteratura, affrontate con quel rigore che impone un rispetto filologico e critico dei testi e che rappresenta l’aspetto peculiare del suo insegnamento e della sua eredità scientifica.
Divenuto presto il campo privilegiato dei suoi studi, la cultura francese è stata l’oggetto di alcuni volumi importanti: Eroi e miti della Tavola rotonda (Milano, 1960), raccolta di testi di materia “arturiana” accompagnati dalla traduzione in italiano; Artes amandi – Da Maître Elie ad Andrea Cappellano (Milano, 1969), florilegio di trattati fondatori della letteratura “cortese” europea; e ancora l’edizione critica di Jehan d’Avennes (Milano, 1979), un romanzo in prosa del XV secolo che Anna Maria Finoli ha riscoperto e pubblicato in anni in cui – ignorate se non disdegnate in Francia – le “mises en prose” prodotte alla corte di Borgogna rappresentavano ancor di più una terra incognita in Italia. Il suo progetto di un’edizione completa dell’intero “ciclo” romanzesco, che comprende anche La Fille du comte de Pontieu e Saladin, non è purtroppo stato condotto a termine. Risale agli stessi anni ’70 l’importante edizione del trattato di architettura del Filarete (con Liliana Grassi, Milano, 1972), rappresentante illustre del Rinascimento italiano, a lei caro anche in quanto ideatore del progetto architettonico della Ca’ Granda, sede della nostra Università.
Nel periodo più fruttuoso per le sue ricerche, Anna Maria Finoli ha pubblicato numerosi contributi sostanziosi e anche questi anticipatori. Contraria alle frontiere disciplinari, anche accademiche, in nome di una cultura umanistica che non conosce divisioni, Finoli si opponeva con altrettanta fermezza alle fratture cronologiche, come dimostrano le sue escursioni verso il XVI secolo e gli studi sulla ricezione, anche questi pubblicati in tempi non sospetti (“L’eredità medievale: al di là delle storie ‘che le carte empion di sogni’”, in Il romanzo nella Francia del Rinascimento, Fasano, 1995). La materia bretone l’ha pure a lungo occupata, con studi su Tristano, Merlino, accanto a quelli sul Chevalier Errant di Tommaso di Saluzzo o sul motivo dei Nove Prodi e delle Nove Eroine.
Per tre decenni presidente della Sezione italiana della Société Internationale Arthurienne, per il triennio 1994-1996 Presidente Internazionale, quindi Presidente Onoraria, ha saputo dare un notevole impulso alla ricerca in questo campo, promuovendo la collaborazione di tanti giovani e organizzando incontri, seminari, giornate di studio, oltre che il XVIII Congresso internazionale della Società (Garda, 1996).
Riflesso dei suoi molteplici interessi e della sua statura di studiosa, ricordo anche l’ammissione all’Accademia di Scienze e Lettere dell’Istituto Lombardo, prima come socia corrispondente (1983), poi come membro effettivo (1990), impegno a cui teneva profondamente e che l’ha occupata ben oltre il suo ritiro dall’insegnamento universitario.
Chi l’ha frequentata negli anni sa che Anna Maria Finoli, la cui cifra principale è sempre stata un elegante riserbo, non amava le celebrazioni, ancor meno quelle che la ponevano al centro dell’attenzione – penso al momento in cui le fu offerto un volume miscellaneo nel 1995 – a meno che i riconoscimenti non fossero accompagnati da stima, affetto e amicizia che percepiva sinceri: mi auguro e credo che siano questi i sentimenti che prevalgono in questa assemblea, sia presso i più anziani fra noi, che hanno avuto la fortuna di apprezzarne le doti soprattutto umane, sia presso i più giovani, che, senza averla conosciuta di persona, ne incontreranno le tracce lungo il loro percorso.
Mi si perdonerà – spero – se chiudo con una nota al contempo medievale e personale, attraverso poche parole di Adenet le Roi, troviero del XIII secolo, appena adattate: [Cele] m’aleva et norri / et me fist mon mestier aprendre (Cléomadés, v. 18590-91).
Maria Colombo